Ci sono giorni che demarcano un “prima” e un “dopo”, rispetto a tutto quello che inerte scorre. Il 19 maggio 1991, data della partita (Sampdoria-Lecce 3-0) che sanciva la conquista del primo Scudetto per la società genovese nata 45 anni prima, è un giorno che ognuno ricorda a modo suo. Dopo aver raccontato il successo a San Siro del 22 marzo 1981 con il gol di Chiorri e la finale di Coppa delle Coppe 1990 al Nya Ullevi di Goteborg, Stefano Rissetto – classe 1964, nato a Sestri Levante, rassegnatosi a dire di sé «Scrivere è la sola cosa che so fare, l'unica per cui mi senta chiamato al mondo» - completa la sua trilogia blucerchiata per SoulSamp Books, rievocando la malinconia e il mistero di quelle ore che precedettero e seguirono l'incontro di calcio a Marassi, in uno stadio costruito meno di due anni prima, al posto di quello in cui generazioni di sampdoriani avevano imparato la confortante difficoltà di affezionarsi a una squadra che non sembrava dover crescere mai. Nel giorno in cui accade quel che non sembrava possibile, gli eventi assumono connotazioni spaesanti ed eccentriche, tra apparizioni impreviste e segnali di nostalgia, per tutti quelli che non hanno mai pensato che la Sampdoria fosse soltanto una squadra di calcio. La storia di un viaggio al termine della notte, attorno a un rettangolo d'erba, diventa così l'elegia per una comunità che solo in parte coincide con l'idea della città da cui tutto era partito. Genova è sempre stata un dettaglio, più della sostanza della storia che qui viene raccontata per ellissi e allusione: ma in queste pagine diventa la destinataria di una lettera d'amore, non necessariamente corrisposto come tutti i veri amori, tra statue brunite dal nerofumo e navi riclassificate come ricordo, ferrovie dimenticate senza orario e simboli artistici graziati dal tempo, poeti smarriti allo specchio ed estrosi inventori di un'epoca nemmeno immaginata. Così può accadere che il cammino preveda stazioni inusuali e obsolete, tra caffè incagliati nel nulla e popolati da spettri, planetari brancolanti nell'oscurità dell'universo, fortificazioni senza più nemico, antiche cremagliere e pontili che vagheggiano l'Oceano, navi di pietra e stanze inaccessibili, porte sul vuoto e cerimonie degli addii, fino alla fontana della felicità, per cominciare un viaggio in monopattino verso il passato che diventa futuro, che rasenta il sempre. Il Tricolore, per la gente doriana, è stato un «sogno nel cuore» giunto avventurosamente alla riva del reale: adesso, attraverso lo specchio della memoria, diventa il presupposto di un romanzo che riprende il vero per scoprirlo diverso, prossimo a riaccadere nell'emozione di ognuno. Per raccontare un Natale fuori calendario, alla fine di maggio: perché certe cose possono accadere soltanto a Natale.